Villa d’Este, in visita nella Storia

Tivoli, 28 agosto 2021.

Quando preparo i miei corsi mi piace immergermi nei luoghi e nelle atmosfere.

Solo così riesco a trasmettere quel qualcosa in più che non si legge sui testi.

Eccomi a Villa d’Este, Tivoli, splendida sintesi rinascimentale di potere dello Stato e potenza della Chiesa, a soli 33 km da Roma.

L’avevo visitata per la prima volta all’età di 9 anni!

Ne parlerò nella prossima edizione di «Storia d’Italia».

L’italiano del diritto 1. Corso sul linguaggio giuridico per la prima volta in remoto

 

Roma, 16 luglio 2020. «L’italiano del diritto – 1» è il mio primo corso di italiano giuridico di gruppo completamente in remoto, in grado di essere seguito ovunque voi siate (io tra Roma e Sabaudia!).

Un percorso di 8 webinar  – per un totale di 24 ore e con inizio lunedì prossimo 20 luglio, ore 17.30/20.30 – arricchito da video tematici, attraverso il variegato linguaggio giuridico in diversi settori, in una forma accessibile anche ai non addetti ai lavori, e con la puntuale attenzione all’attualità, sempre in evoluzione.

Organizzato da Global2Evolution, è destinato a interpreti, traduttori, giuristi linguisti, studenti in mediazione linguistica, professionisti ed esperti del settore.

Ecco il programma:

L’ordinamento costituzionale italiano

Il Presidente della Repubblica e il Quirinale

Il sistema giuridico e le fonti del diritto

Il sistema giurisdizionale

Il processo civile

Le società

Le procedure concorsuali

Il diritto di famiglia dalla riforma del 1975 a oggi

Il processo penale

Italia, Europa  e Vaticano.

Testo di riferimento, il mio «Lessico pratico di italiano giuridico per stranieri», 2018, Roma – Istituto Armando Curcio University Press.

Per le iscrizioni, navigate sul sito www.global2evolution.com oppure inviate una mail a training@global2evolution.com.

Per approfondimenti, non esitate a scrivermi: italianodeldiritto@gmail.com.

 

2 giugno, Festa della Repubblica italiana. Le Frecce Tricolori nel cielo di Roma

Roma, 2 giugno 2020. Erano diciassette anni che non festeggiavo la Repubblica in Italia, puntualmente in giro per l’Europa a lavorare per il mio Paese.

Una profonda emozione assistere allo spettacolo delle Frecce Tricolori nel cielo azzurro, sui tetti di Roma.

Tra il Quirinale e il Vaticano.

Tra il Torrino e il Cupolone.

Dopo il confinamento, dopo l’isolamento fiduciario di ritorno dal Belgio, ancora in stato di emergenza, il sole della ripartenza, della positività, del nuovo inizio. Come 74 anni fa.

2 giugno 1946 – 2 giugno 2020.

XVIII Corso di Aggiornamento di Lingua Italiana CRIC, a Roma

Bruxelles, 9 novembre 2019. Tocca le diciotto candeline il Corso di Aggiornamento di Lingua italiana organizzato dal CRIC, Consorzio Romano Interpreti di Conferenza, che avrà luogo a Roma dal 22 al 26 gennaio 2020, presso il Centro Conferenze “Sala di Rienzo”.

Diviso in due parti, il Corso avrà la prima, monotematica, dal pomeriggio di mercoledì 22 per tutta la giornata di giovedì 23, dedicata alla Moda italiana, la sua storia, il suo sviluppo dalle piccole imprese familiari alla ribalta internazionale, le ragioni del suo successo, le grandi sartorie, la rivalità tra le case moda romane e quelle milanesi, i suoi personaggi, fino alla grande tradizione degli atelier sartoriali per il cinema.

La seconda sezione andrà dal venerdì 24 alla domenica 26, e sarà divisa in 6 moduli di mezza giornata, dedicati a una varietà di temi attinenti alla vita politica recente del nostro (complicato) Paese, ma anche alla letteratura, la lingua, il diritto, la cultura, il costume e la scienza.

E quest’anno ci sarò anche io, venerdì 24 gennaio, con il mio intervento dal titolo «In dubio pro reo», sul processo penale in Italia.

Sarà possibile iscriversi sia all’intero Corso sia solo a quello di 3 giorni pieni (dal 24 al 26).  Per il programma completo e informazioni sui costi, contattate Mimma, Luisa e Cristina, corso@cric-interpreti.com, oppure scriveteci a sportelloeuropalatina@gmail.com.

«Il processo civile in Italia». Seminario di italiano giuridico a Lille

Roma, 7 agosto 2019,  piazza del Quirinale. Sul Colle più alto di Roma, al lavoro per «Il processo civile in Italia», seminario di italiano giuridico che avrà luogo a Lille, in Francia, il 14 settembre 2019. Con la partecipazione speciale dell’avvocato belga Jean-Pierre Jacques e l’accurata organizzazione dell’interprete francese Nora Rakki, da contattare per informazioni e iscrizioni fino al 30 agosto (baronezeli@hotmail.com).

«Il processo penale in Italia: termini, concetti e strumenti di lavoro»

SeminarioItaGiu5settembre
Il processo penale in Italia

Roma, 28 luglio 2019. «Il processo penale in Italia: termini, concetti e strumenti di lavoro» è un seminario di italiano giuridico, destinato a interpreti, traduttori, studenti in mediazione linguistica, italiani e stranieri, che terrò giovedì 5 settembre prossimo, dalle ore 10.00 alle 17.00, presso l’aula magna dell’Istituto Armando Curcio, a Roma.

Nella prima parte, tutte le fasi del procedimento, dall’iscrizione della notizia di reato al giudicato penale; nella seconda, le riforme, un caso di attualità (il CSM) e il laboratorio con analisi dei documenti.

Costo di partecipazione: 150 euro, quota che comprende la dispensa, l’attivazione del tesseramento all’Associazione Armando Curcio e, per i primi dieci iscritti, l’omaggio del mio Lessico pratico di italiano giuridico per stranieri.

Per i dettagli e le registrazioni:

https://mailchi.mp/661191fcf202/seminario-italiano-giuridico?fbclid=IwAR0mR7WRR8ET5r2PxsGfIWhuA8vlXN2L1Xe3Lb3NKWu98CqxBsGaVR0U-qA

ALP2019, costruire la professione sulle passioni

Costruire la professione sulle proprie passioni. Con tanto impegnoformazione dedizione. E personalità. Senza farsi scoraggiare dai “maschi” scandalizzati: «Una femmina che legge la Gazzetta dello sport…!!!». L’ho raccontato ad «ALP2019 Accordare le parole».

https://www.accordareleparole.com/post/gestisci-il-blog-dal-tuo-sito-live-e-da-mobile?fbclid=IwAR3kd8dansOQIz3-RMOFN8i-61D92JAwXxdSQxy2hIMCXjeUnDTSRMnBsKQ

ALP2019

La passione della parola

Premio Carlo Magno 2018: l’Europa di Emmanuel, il Presidente incantatore di folle

 

Aquisgrana, 11 maggio 2018. «Emmanuel, tu interpreti l’Europa, appassioni all’Europa. Incarni pazienza ed entusiasmo. Collaborando con te, ho sentito il fascino dell’Europa». Così la Cancelliera tedesca Angela Merkel,  nella sua laudatio per il conferimento del Premio internazionale Carlo Magno 2018 al Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. «Attribuito al suo impegno per il rinnovo del progetto di una nuova sovranità europea e di una ristrutturazione della cooperazione tra i popoli e tra le nazioni. Combattivo, determinato, e contagioso come pochi», secondo la motivazione.

Contagioso sì. Senza inutili orpelli, e con autorevolezza.

Dalle lacrime di commozione dopo l’assegnazione del Premio, davanti alle autorità politiche di tutta Europa, al volto disteso e gioioso, qualche ora dopo, nell’incontro con gli studenti dell’RWTH University di Aquisgrana: una giornata ad ascoltarlo, incantata,  per ritrovare la profonda convinzione di Jean Monnet e di Altiero Spinelli nell’ineluttabilità dell’avventura europea di unione e democrazia.

«È vero, l’Europa ci ha dato il miracolo storico di 70 anni di pace, di libertà e di prosperità, un tesoro senza prezzo», ha esordito nella sua allocuzione il Presidente. «Ma io non credo al mito dell’Europa perfetta, poiché il nostro Continente è ancora attraversato dalle difficoltà  della storia. Potremmo rispondervi con la routine dell’amministrazione. Le nuove generazioni richiedono, al contrario, un rinnovo della speranza. L’Europa è il ritorno al sogno di Carlo Magno, di un’unità voluta, di una concordia conquistata, fondata sul superamento delle differenze, sul suo cuore che batte. Un sogno che oggi è attraversato dal dubbio: sta a noi decidere se farlo continuare a vivere o lasciarlo morire».

Quattro gli «imperativi categorici di impegno, di azione» proposti da Emmanuel, un francese impeccabile, un tono che ammette poche repliche.

Primo: «Ne soyons pas faibles et ne subissons pas». «Non dobbiamo essere deboli, non dobbiamo subire. Abbiamo davanti a noi ogni giorno grandi minacce, grandi squilibri, che sconvolgono i nostri popoli e nutrono le loro inquietudini. Vogliano subire le regole degli altri, la tirannia degli eventi o scegliere per noi? Chi deciderà per i nostri concittadini le regole che proteggono la loro vita privata, che garantiscono l’equilibrio del sistema economico delle nostre imprese, la sicurezza delle nostre frontiere, l’armonizzazione del nostro sistema giuridico? E le scelte climatiche? E sull’immigrazione? Chi dovrà decidere delle norme commerciali e fiscali? Dell’ambiente di pace e stabilità nel quale vogliamo vivere? Dell’autonomia profonda e dunque della sovranità europea? Le potenze esterne, alleati e amici compresi, o noi? Vogliamo lasciare che scelgano per noi? Che votino per noi? O siamo decisi a non cedere alla politica del peggio, a non rimanere con le braccia incrociate? A essere sovrani? La risposta è la nostra, è europea».

Secondo: «Ne nous divisons pas». «Restiamo uniti. La tentazione di ripiegarsi su di sé, del nazionalismo, è grande in questo periodo complesso. Abbiamo avuto il campanello d’allarme con Brexit. Dalle elezioni in Italia all’Ungheria, alla Polonia, suona la musica del nazionalismo, la sua fascinazione. Il rischio della divisione estrema è forte, si diffonde come una lebbra nella nostra Unione, negli animi, ma ci porterebbe a ridurre, non a conquistare sovranità. Le divisioni spingono all’inazione, alla guerra di posizione, alla perdita di quelle libertà conquistate a costo di mille sofferenze. Le crisi economica e migratoria degli ultimi dieci anni hanno provocato forti differenze tra nord e sud, tra est e ovest, inducendoci a credere che l’unità non sia più possibile. Non ascoltiamo le sirene della separazione tra noi, che ci dicono che la Germania è egoista, “vecchia”, che non vuole fare le riforme. E che la Francia si augura un’Europa solo per sé. L’Europa non può basarsi sull’egemonia di un solo Paese rispetto agli altri ma sulla solidarietà costante. Solidarietà tra noi sull’emigrazione, sull’occupazione, basata su di un bilancio europeo proprio per difendere una convergenza economica, sociale e fiscale, una zona euro più forte e più integrata».

Terzo: «N’ayons pas peur». «Non dobbiamo avere paura dei nostri principi e di quello che siamo, e non dobbiamo tradirli. Oggi siamo confrontati a collera, incertezza, che ci inducono ad abbandonare il fondamento dello stato di diritto. Non rinunciamoci, come è accaduto in passato. Lottiamo per il dibattito democratico,  per la civiltà dell’Europa, che rifiuta la violenza di stato e della strada, e crede alla forza del confronto di idee. Io credo nella volontà dell’intelligenza e del bello. Battiamoci per un’accademia europea della cultura, per la traduzione, per la circolazione delle opere d’arte, per la gioventù, per il dialogo universale, per la breccia aperta nelle nostre anime più di settanta anni fa: la nostra lotta più importante, oggi più di ieri. Il mondo vede la nostra capacità a non avere paura, a portare il nostro modello di vita. Cara Angela, superiamo i nostri limiti, i nostri tabù, le nostre abitudini, pronti a modificare i Trattati dove serve, a realizzare riforme profonde per abbassare la spesa pubblica: questo forgia un’Europa più forte. Non abbiamo paura l’uno dell’altro. Non abbiamo paura  di batterci per qualcosa più grande di noi, non abbiamo paura di sconvolgere la nostra vita».

Quarto: «N’attendons pas: c’est maintenant». «Non aspettiamo, questo è il tempo giusto per agire. Facciamo la scelta dell’Europa, una scelta ambiziosa. Le regole di accesso siano chiare. Le porte siano aperte. Ma non attendiamo che tutti siano sempre d’accordo su tutto. Non credo che l’Europa sia quella del solo denominatore comune, del minimo rischio, del piccolo passo all’ultimo minuto. No. Bisogna ridare una visione ambiziosa ai cittadini. Perché i nazionalisti sono chiari. Perché i demagoghi sono chiari. Perché le paure sono chiare. Assumiamoci il rischio di essere all’altezza della storia. L’Europa è un’utopia, ma voi siete qui. Dunque questa utopia esiste».

Inevitabile, sincera, e lunga, la standing ovation dell’affollata Sala dell’Incoronazione del Municipio di Aachen. Che si replica nell’auditorium dell’Università, colmo anch’esso quando Macron arriva.

«Je suis à vous!».

Gli studenti sono affascinati, lo sentono uno di loro, lo gratificano rivolgendoglisi quasi prevalentemente in francese. Il Presidente li esorta alle domande. E non si sottrae ai selfie.

«Quando si dà la mano al caso non si concludono buone cose», esordisce per puntualizzare la propria convinzione alla necessità di formare e formarsi, di fare programmi ben congegnati. Come quello di una «università europea», unitaria ma con poli nazionali, a Roma e a Bratislava, a Berlino e a Strasburgo, dove le opportunità per gli studenti siano le stesse, e la mobilità sia facilitata.

E poi la convergenza di tutti i Paesi dell’Unione verso gli stessi obiettivi, quelli dei padri fondatori: «solidarietà», prima di tutto. E, oggi più che mai, in prospettiva di un ampliamento a oltre trenta Stati membri, «dinamica positiva»: chi vuole procedere non può essere limitato dagli altri, verso i quali va portato avanti un «dialogo esigente», fatto di porte aperte e di ritmi diversi, se necessario.

E ancora, la pluralità delle lingue. Nell’Unione europea non c’è nessuno che dirige, non c’è un’egemonia. Così nell’ambito linguistico.

«L’egemonia dell’inglese è un paradosso al momento di Brexit». Il tono è fermo, con una punta di ironia, quando Emmanuel pronuncia queste parole.  «L’Europa, pur unita, non avrà mai un’unica lingua. La sua forza è la traduzione. E per l’intraducibile c’è la varietà e la ricchezza delle singole lingue».

Infine, la «sovranità nazionale», che ha bisogno della «sovranità europea»: la «cittadinanza europea» completa e dà forza a quella nazionale, l’una non può sostituirsi all’altra.

«Non lasciamo la sovranità ai nazionalisti», esorta il giovane Presidente prima di lasciarsi “abbracciare” dall’affettuosa marea di ragazzi. «Per voi, per noi, sogno un’Europa dove i nazionalisti non siano “en marche”».