Intitolata a David Sassoli la Promotion 2022-2023 e i corsi di italiano al Collège d’Europe

Bruges, 31 ottobre 2022. Quando, nel giugno del 2009, David Sassoli venne eletto per la prima volta al Parlamento europeo, fra noi giornalisti accreditati alle Istituzioni dell’Unione serpeggiava quel misto tra curiosità e orgoglio, un po’ da italiani, un po’ da professionisti del settore, per l’arrivo, a Bruxelles, di un personaggio già ben noto a livello nazionale, che varcava la soglia dell’Edificio Altiero Spinelli da eurodeputato.

Ricordo il primo affollatissimo evento italiano della nuova legislatura, e i colleghi che si passavano la voce con sguardi di intesa: «Ci sarà anche Sassoli!».

Me lo vedo ancora davanti, avanzare con quell’incedere calmo – seppur deciso – e quel sorriso aperto, a cui non potevi fare a meno di rispondere.

Da quella sera di ottobre di tredici anni fa abbiamo assistito, fieri, anche emozionati, come spesso lo era lui, al suo brillante percorso, sempre con l’Europa e gli europei, nel cuore.

Proprio come la Promotion che si è aperta al Collège d’Europe di Bruges, a lui intitolata.

«‘I valori su cui si basa l’Europa, i nostri valori non sono negoziabili’: è per questa profonda convinzione che David è nostro Patron de Promotion» ha dichiarato, con voce rotta dalla commozione, la Rettrice Federica Mogherini rendendo omaggio all’«uomo», all’«europeo», al «Presidente». «E a un amico per molti di noi».

«Una persona umile, in grado di collegare gli individui perché all’ascolto degli altri. Un giornalista chiaro, un gentiluomo che non scendeva a compromessi. Tutto volto alla lotta contro le ingiustizie, all’attenzione ai giovani: il suo sorriso, la sua carta di identità».

Visione confermata dall’appassionato discorso di apertura della Presidente del Parlamento europeo, la maltese Roberta Metsola, ancienne del Collegio e collega di Sassoli, a cui è succeduta lo scorso gennaio: «David è stato un paladino della democrazia, che ci ha insegnato che bisogna essere autorevoli e onesti. Che bisogna impegnarsi profondamente per realizzare i progetti».

Nell’ambito dei corsi di italiano – sostenuti dall’Ambasciata d’Italia presso il Regno del Belgio e dall’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles – che quest’anno portano il suo nome, gli studenti stranieri  stanno cominciando a conoscere David Sassoli ascoltandone le parole e ricostruendo la sua emblematica figura attraverso letture e ricerche. Nel secondo semestre dell’anno accademico confronteranno il ruolo dell’Assemblea da lui presieduta dal 2019 fino alla sua scomparsa con quello dei Parlamenti nazionali dei rispettivi Paesi.

Perché – come riferito dalla Presidente Metsola citando Sassoli – «l’Unione europea non è un incidente della storia, non è caso: è il risultato tangibile dell’impegno di padri fondatori visionari. L’Europa non va studiata ma vissuta, mettendo in atto il suo potere di creare un nuovo percorso nel mondo, un grande disegno di pace».

Pour la photo: merci à Stéphanie Parmentier

Ciao Maestro! Grazie Andrea Camilleri!

Bruxelles, 17 luglio 2019. Ho approfondito per la prima volta nelle sale del Parlamento europeo di Bruxelles, nel 2005, la conoscenza del commissario Montalbano. Il mio allievo, e collega, redattore capo della DPA, Deutsche Presse Agentur, ne era appassionato, ed era diventato ben presto capace di capire il siciliano, meglio di me. Un tedesco pazzo per Andrea Camilleri!

Nel 2015, nell’ambito del corso “Antologia della letteratura italiana” all’Istituto Italiano di Cultura, dopo aver sentito Camilleri affermare: “Montalbano ha imparato da Maigret”, siamo andati sulle tracce del suo autore, il belga Georges Simenon, a Liegi, confrontando i due grandi commissari (il Maigret “italiano” interpretato da un immenso Gino Cervi).

Ciao Maestro! Grazie Andrea Camilleri!

L’importanza dei linguaggi settoriali nella formazione e nelle istituzioni in Italia e all’estero

Una sintesi del mio intervento alla Giornata di traduzione e interpretazione ALP2019, Accordare le parole. Ancora grazie a Giulia Gentili, Arianna Lombardi e Viviana Merola per avermi invitata. L’intero articolo su https://www.accordareleparole.com/, “scarica conferenza”.

ALP2019
L’importanza dei linguaggi settoriali nella formazione

Il «Lessico pratico» per l’italiano lingua di lavoro in un’ottica europea

 

Bruxelles, 5 dicembre 2018. «Grazie, Isabella De Monte, per l’ospitalità qui in questa Istituzione dove sono arrivata nel 2002, come giornalista accreditata. Non potevo certo immaginare che, sedici anni dopo, un mio lavoro, anzi il frutto del mio lavoro, del mio percorso professionale, avrebbe trovato una tanto prestigiosa collocazione  nell’alta Assemblea dell’Unione».

Il «Lessico pratico di italiano giuridico per stranieri» – edito da Istituto Armando Curcio University Press, Collana Didattica e Ricerca, diretta dalla dottoressa Sabrina Aulitto – è stato presentato, infatti, al Parlamento europeo di Bruxelles, nell’ambito dell’evento dal titolo «L’italiano lingua di lavoro in un’ottica europea».

L’incontro è stato ospitato dall’eurodeputata Isabella De Monte e organizzato in collaborazione con l’associazione degli alumni dell’Università «La Sapienza» di Roma, NoiSapienza Bruxelles – presieduta da Flavia Silvestroni, avvocato specializzato in diritto del Commercio internazionale – di cui faccio fieramente parte. E non è un caso che il libro sia dedicato al professor Angelo Raffaele Latagliata, nel 1987 ordinario della cattedra di Diritto penale alla facoltà di Giurisprudenza dello storico Ateneo (e membro della Commissione ministeriale Pagliaro per un progetto di riforma del Codice penale nel 1988), che avrebbe dovuto essere relatore della mia tesi di laurea se non fosse prematuramente scomparso nel 1990. Il Prof più sorridente della Sapienza, nella quale, ha precisato l’avvocato Silvestroni, «si sono laureati anche il presidente Tajani e l’onorevole Silvia Costa».

«Sono stata molto contenta di riscontrare tante adesioni all’iniziativa. Il “Lessico pratico di italiano giuridico per stranieri” introduce  un argomento specifico, al tempo stesso di interesse generale – ha esordito Isabella De Monte, triestina, laureata in Giurisprudenza, avvocato,  convinta che «chi ha a cuore la materia giuridica, la ama al momento dello studio, poi continua per l’intera vita». Del resto il diritto riguarda tutti noi, l’esistenza di ogni giorno, da quando compriamo il giornale a quando firmiamo un contratto di somministrazione per la fornitura di gas o di elettricità. Per non parlare poi delle «Istituzioni UE, dove si fa per definizione la legislazione.  Nella Commissione Trasporti, di cui faccio parte, il pacchetto stradale è quello tra i più complessi. Quando abbiamo trattato il tema della casa, e dei concetti di residenza, domicilio, dimora, che nell’ordinamento italiano sono ben definiti, negli altri Stati membri non sempre, in sede di discussione del regolamento abbiamo dovuto negoziare e chiarire i diversi istituti. Impossibile, dunque, trascurare oggi le declinazioni tecniche di una lingua, come l’italiano, soprattutto se vogliamo che sia anche lingua di lavoro».

Per giungere a parlare di come è nato il «Lessico pratico», non potevo non ripercorrere la personale esperienza nell’insegnamento dell’italiano a stranieri e, in particolare, di un italiano specialistico, supportato dalla formazione giuridica.

Tutto comincia dalla collaborazione, nel 2004, con l’Istituto Italiano di Cultura dove – dopo diversi corsi individuali a interpreti e funzionari di aziende che lavoravano con l’Italia – nel 2007 parte il primo corso di italiano giuridico di gruppo. Due avvocati, una traduttrice, un’interprete, due imprenditori:  un’iniziativa di successo.

Con l’arrivo all’IIC, nel 2012, come responsabile della formazione, di Rita Giannini Watson, giurista, con esperienza in didattica dell’italiano agli stranieri, attività politica all’attivo, far nascere corsi di gruppo di italiano giuridico è stato un processo naturale. I destinatari erano prevalentemente interpreti, giuristi, giuristi linguisti, funzionari.

Quando uno studente di Giurisprudenza di Gent, che doveva partire per l’Erasmus in Italia, ci comunica che non poteva venire a Bruxelles con facilità, ci siamo inventati i corsi a distanza, via skype, che ancora realizzo con frequenza in diversi Paesi europei.

Nel 2014, con un protocollo firmato tra l’IIC e il Collège d’Europe, vengono attivati i corsi di italiano nella sede di Bruges dove, a gran richiesta degli studenti, tengo anche seminari di italiano giuridico e politico.

Comincia nel 2015 la collaborazione con AIIC Belgio, Associazione Internazionale Interpreti di Conferenza, e con la direzione della formazione per gli interpreti alla  Corte di Giustizia dell’UE: i primi seminari di italiano giuridico tenuti all’interno dell’Istituzione di Lussemburgo!

Sono del 2016 i primi corsi intensivi allo SCIC, il Servizio Comune Interpretazione e Conferenze della Commissione europea.

In pochi anni, dunque, le esigenze della formazione linguistica cambiano. La contestualizzazione diventa necessaria per ben interpretare e tradurre.

Per usare i termini giusti bisogna conoscere a fondo il significato dei corrispondenti. Chi sa spiegare la differenza tra il GIP e il GUP?

E tra impresa, azienda e ditta?

Cosa è l’incidente probatorio?

Il PM è un giudice o un avvocato?

E perché c’è chi traduce il whistleblower inglese nell’italiano “informatore” – parola del linguaggio comune che non rende certo l’idea del “segnalante di fatti illeciti”, come correttamente lo definisce la legge italiana?

«Abbiamo fatto un bel percorso con Maria Cristina all’IIC» ha raccontato Rita Giannini Watson, funzionaria di UK Law Societies.  «Abbiamo molto in comune, tutte e due laureate in giurisprudenza, professori di italiano come lingua straniera. Devo dire per me non con la passione con cui l’ha fatto e lo fa Maria Cristina: io sono stata un’insegnante competente, ma non di più.  Però mi ha fatto un po’ tornare al primo amore, quello per il diritto».

Perché l’italiano come lingua di lavoro?

«Perché l’italiano è una lingua diffusa in quanto è amata», spiega la dottoressa Giannini. Ho visto in Inghilterra che la gente imparava la nostra lingua perché bella, lingua della musica, dell’arte, della cucina, della cultura. Un amore che non sempre si traduce nell’uso tecnico e quotidiano dell’italiano. È una lingua ponte, diciamo, però c’è un grosso problema nell’insegnamento dell’italiano specialistico, giuridico ma non solo, per esempio nell’astrofisica, nella biologia, nella medicina. Ed è la preparazione dei formatori. Unitamente al riconoscimento ufficiale dello status di professore di italiano come lingua straniera. Purtroppo manca una politica generale dell’Italia nella diffusione dell’italiano anche lingua di lavoro».

«La pensiero immediato che mi è venuto in mente nel preparare questa serata è stato non il primo amore, ahimè, ma il primo esame, “Istituzioni di diritto romano”» ha esordito l’avvocato Francesco Maria Salerno, direttore della sede di Bruxelles dello Studio Gianni-Origoni-Grippo-Cappelli & Partners, che ha egregiamente curato la Prefazione del volume. «Se penso a quell’esame, e penso al tipo di diritto che faccio oggi mi rendo conto della grandissima ricchezza della nostra tradizione giuridica millenaria, con cui esiste ancora un filo di continuità».

«Vi confesso, però, che spesso questa grande cultura può essere anche un peso. Sapete che Marco Tullio Cicerone, uno dei più grandi avvocati e oratori, era balbuziente? Non perché fosse malato bensì perché, si racconta, soffriva di “troppa cultura”. Avendo tante idee e troppe cose da dire, spesso l’incipit del discorso era frenato».

«Io penso che ogni tanto a noi giuristi italiani succeda la stessa cosa: siamo un po’ schiacciati dal peso della cultura millenaria che ci portiamo dentro. Ed ecco allora che saluto questo libro perché libera la cultura giuridica nella sua agilità, nella sua essenzialità. Permette agli stranieri di avere un accesso facile al nostro grandissimo patrimonio: è bello sentire che la professoressa ricorda gli studenti presenti uno per uno con i loro nomi. Credo sia una cosa straordinaria, che fa comprendere che dietro al “Lessico” vi sono veramente i suoi destinatari».

«Per me, come giurista italiano», l’avvocato Salerno lo sottolinea, «è un supporto proprio perché spesso quello che facciamo qui è un diritto che dobbiamo spiegare, comunicare alle Istituzioni e nel settore privato; dunque avere un libro che ci dà il contesto  anche di rami del diritto che non pratichiamo tutti i giorni è un grandissimo aiuto nel nostro lavoro di “interpreti”, non quelli seduti in queste cabine dietro le mie spalle, ma quelli che si accostano al testo giuridico e la prima cosa che fanno  è cercare di capirlo, di interpretarlo per spiegarlo, per difendere, per promuovere, per persuadere».

Ma come è nato il «Lessico pratico di italiano giuridico per stranieri»?

Fin dal mio primo corso di italiano giuridico all’IIC di Bruxelles, l’esigenza emersa nell’immediato era stata quella di un testo di riferimento, dove poter approfondire o ritrovare i termini, i concetti e gli istituti analizzati in aula.

Avevo pensato di sopperire all’inizio con schede esplicative, che accompagnavano il materiale autentico su cui baso puntualmente ogni mio corso. Per poi giungere, alla fine di ogni anno accademico, a creare vere e proprie dispense che assemblavano organicamente i documenti sui soggetti trattati e servivano da «libri di testo» per gli anni successivi. Non so se si può immaginare la soddisfazione provata, un giorno, quando Lucia Ventura, un’interprete di conferenza  italiana assidua frequentatrice dei miei seminari, mi disse: «Lo sai che vado in cabina con le tue dispense?».

Dall’altro lato, la sempre maggiore richiesta – nel contesto dell’Unione europea – dell’insegnamento dell’italiano specialistico e settoriale, da utilizzare anche come lingua di lavoro. La costante testimonianza di colleghi che, nei livelli più avanzati, soprattutto con i professionisti, si trovavano in difficoltà – e non c’è da meravigliarsi – con una terminologia che presuppone una formazione prettamente giuridica e non dà nulla per scontato. E l’auspicio, a più voci, di pubblicazione delle dispense, mi ha motivato maggiormente ad affrontare questo non semplice lavoro.

Il principale scoglio da superare è stato deciderne la struttura: corredare ogni argomento con gli articoli di stampa – anche specialistica – sottoposti agli allievi, sarebbe stato bello. Ma poco pratico da realizzare per diversi motivi. E poi, pensando a Lucia che si portava in cabina le scomode dispense formato A4, mi sono detta che avrei dovuto realizzare un testo maneggevole e di facile consultazione.

Un Lessico pratico, dunque, perché vuole essere uno strumento di lavoro utile nel concreto. In cabina, in aula o in studio, è strutturato in ordine alfabetico per favorire una facile consultazione,  ed è arricchito dalla comparazione per guidare la comprensione anche di chi – italiano o straniero – giurista non è.

E, poi, europeo, nell’ottica di una auspicata futura collocazione dell’italiano – a pieno titolo – tra le lingue di lavoro dell’UE.

«Non voglio più sentir dire che il diritto è noioso», ha puntualizzato l’onorevole De Monte. «In questa sede ospitiamo molte iniziative ma stasera sento proprio l’entusiasmo e il piacere di occuparsi di tali materie. Mi è piaciuto anche leggere di termini non propriamente trattati nell’ambito europeo ma che sono invece molto importanti a livello italiano». Perché l’UE non ha competenza legislativa  in materia penale, «ma vai a confondere la concussione con la corruzione, e per la gravità del reato e per la sanzione…».

«Anche il tema delle Istituzioni è fondamentale: molti ancora confondono la Commissione con il Parlamento. Ti avrei voluto far leggere un articolo dove Tajani veniva definito il presidente del Consiglio d’Europa. Sono affermazioni che fanno inorridire. E’ importante, soprattutto in questo momento in cui ci avviamo alle elezioni europee, trasmettere la conoscenza, la cui mancanza causa discredito. Temo sia diffusa l’idea che gli europarlamentari abbiano iniziativa legislativa e che quindi siano paragonati a deputati o senatori nazionali, il che produce anche un’aspettativa diversa».

«C’è dunque un valore, sotto vari profili, di questo libro, e del lavoro importante e grosso che vi si percepisce alle spalle. E credo anche con un’esigenza di continuità e di aggiornamento in futuro», suggerisce in conclusione l’Eurodeputata.

Di certo, il contenuto del Lessico pratico non è esaustivo. Vi sono richiamati i termini, i concetti e gli istituti che emergono di regola durante i miei corsi e  seminari; corrispondono alle domande a cui rispondo dal 2007 – pur nelle trasformazioni della prolifica legislazione italiana – ai numerosi studenti che si pregiano di seguirmi in questo percorso. Con l’obiettivo di trasmettere tutta la passione che provo per l’italiano del diritto fin da quel 5 novembre 1985 quando, entrando nell’aula magna di Giurisprudenza,  sentii ripetere, più volte durante le prime ore di lezione, e rimanendone affascinata: «Ubi est societas ibi est ius. Ubi est ius ibi est societas» (Là dove è un corpo sociale organizzato, lì vi è diritto. Dove è diritto, là vi è un corpo sociale organizzato).

 

Il Lessico pratico di italiano giuridico per stranieri al Parlamento europeo

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L’italiano lingua di lavoro in un’ottica europea – Parlamento europeo, Bruxelles

Bruxelles, 13 novembre 2018. Quando, nella primavera del 2002, varcai per la prima volta la soglia del Parlamento europeo a Bruxelles (conoscevo già da tempo  le sedi di Strasburgo e di Lussemburgo), non avrei certo immaginato che – sedici anni dopo – un mio lavoro avrebbe trovato una tanto prestigiosa collocazione  nell’alta Assemblea dell’Unione.

Il «Lessico pratico di italiano giuridico per stranieri» – edito da Istituto Armando Curcio University Press, Collana Didattica e Ricerca, diretta dalla dottoressa Sabrina Aulitto – verrà  infatti presentato il prossimo martedì 20 novembre, nell’ambito dell’evento dal titolo «L’italiano lingua di lavoro in un’ottica europea», alle ore 18.00, nella (bella) sala P1C047 del Parlamento.

L’incontro è ospitato dall’eurodeputata Isabella De Monte e organizzato in collaborazione con l’associazione degli alumni dell’Università «La Sapienza» di Roma, NoiSapienza Bruxelles – presieduta dall’avvocato Flavia Silvestroni – di cui faccio fieramente parte.

E non è un caso che il libro sia dedicato al professor Angelo Raffaele Latagliata, nel 1987 ordinario della cattedra di Diritto penale alla facoltà di Giurisprudenza dello storico Ateneo (e membro della Commissione ministeriale Pagliaro per un progetto di riforma del Codice penale nel 1988), che avrebbe dovuto essere relatore della mia tesi di laurea se non fosse prematuramente scomparso nel 1990. Il Prof più sorridente della Sapienza.

Tenendo, nel 2007, il mio primo corso di italiano giuridico all’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, l’esigenza che emerse nell’immediato tra i partecipanti – stranieri di sei diverse nazionalità – fu quella di un testo di riferimento, dove poter approfondire o ritrovare i termini, i concetti e gli istituti analizzati in aula.

Pensai di sopperire all’inizio con schede esplicative, che accompagnavano il materiale autentico su cui baso puntualmente ogni mio corso. Per poi giungere, alla fine di ogni anno accademico, a creare vere e proprie dispense che assemblavano organicamente i documenti sui soggetti trattati e servivano da «libri di testo» per gli anni successivi. Non so se si può immaginare la soddisfazione provata, un giorno, quando Lucia Ventura, un’interprete di conferenza  italiana assidua frequentatrice dei miei seminari, mi disse: «Lo sai che vado in cabina con le tue dispense?».

Dall’altro lato, la sempre maggiore richiesta – nel contesto dell’Unione europea – dell’insegnamento dell’italiano specialistico e settoriale, da utilizzare anche come lingua di lavoro. La costante testimonianza di colleghi che, nei livelli più avanzati, soprattutto con i professionisti, si trovavano in difficoltà – e non c’è da meravigliarsi – con una terminologia che presuppone una formazione prettamente giuridica e non dà nulla per scontato. E l’auspicio, a più voci, di pubblicazione delle dispense, mi ha motivato maggiormente ad affrontare questo non semplice lavoro.

Il principale scoglio da superare è stato deciderne la struttura: corredare ogni argomento con gli articoli di stampa – anche specialistica – sottoposti agli allievi, sarebbe stato bello. Ma poco pratico da realizzare per diversi motivi. E poi, pensando a Lucia che si portava in cabina le scomode dispense formato A4, mi sono detta che avrei dovuto realizzare un testo maneggevole e di facile consultazione, sia per i partecipanti ai corsi e seminari che per un professionista al lavoro o per un collega in aula.

Ed ecco il «Lessico pratico di italiano giuridico per stranieri», di cui dialogheremo con l’onorevole Isabella De Monte, con la dottoressa Rita Giannini Watson, funzionaria di UK Law Societies, e con l’avvocato Francesco Maria Salerno, direttore della sede di Bruxelles dello Studio Gianni-Origoni-Grippo-Cappelli & Partners, che ha egregiamente curato la Prefazione del volume.

E con tutti gli studenti stranieri, i funzionari e gli eurodeputati che avranno il piacere di unirsi a noi.

Un Lessico pratico perché vuole essere uno strumento di lavoro utile nel concreto. In cabina, in aula o in studio, è strutturato in ordine alfabetico per favorire una facile consultazione,  ed è arricchito dalla comparazione per guidare la comprensione anche di chi – italiano o straniero – giurista non è.

Ma, soprattutto, europeo, nell’ottica di una auspicata futura collocazione dell’italiano – a pieno titolo – tra le lingue di lavoro dell’UE.

Tajani a los estudiantes del Colegio de Europa: ‘’¡Encontrad la fuerza en vuestro corazón!’’

Tajani
Il Presidente Tajani

Escrito por Maria Cristina COCCOLUTO

Traducido por Álvaro LÓPEZ USATORRE

Brujas, 10 de octubre de 2018. ‘’Estoy orgulloso de ser italiano porque soy europeo’’. El presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, comienza su intervención en la inauguración del año académico en el Colegio de Europa (en la sede de Brujas) con este mensaje. Presentada por Angela O’Neil, responsable del servicio lingüístico, la ceremonia ha visto la calurosa bienvenida del presidente del Consejo Administrativo del Colegio, Íñigo Méndez de Vigo, y del Presidente Jorg Monar, quien ha presentado al Patrón de la Promoción 2018-2019, el español Manuel Marín.

‘’En el Colegio aprenderéis cómo funcionan los engranajes de las instituciones que representan a 500 millones de ciudadanos; cómo ha sido posible crear el mercado único más fuerte del mundo, cómo el euro ha impedido la caída del Estado social; cómo hemos logrado el primer acuerdo mundial sobre el medio ambiente. Sobre todo, aprenderéis que la Unión es un proyecto de futuro, y que necesita una agenda estratégica’’. El Presidente se dirige a los estudiantes en francés en primer lugar, después en inglés, en español y, finalmente, en su lengua materna. Incluso los estudiantes del curso de italiano básico siguen el discurso sin la ayuda de los intérpretes: su tono es firme, su lenguaje es claro y lineal.

‘’Pero no olvidéis lo más importante: cuando os convirtáis en funcionarios europeos, estaréis al servicio de los ciudadanos’’.

Los retos de los años que están por venir para la Unión son muchos:

hacer el proyecto más resistente a las amenazas que acechan la democracia;

garantizar la prosperidad y la seguridad, teniendo bien claro que esto significa defender nuestra cultura y el sistema de valores que compartimos;

un mercado único moderno, capaz de explotar la revolución tecnológica, energética y digital que está transformando el planeta;

un presupuesto europeo a la altura de estos retos, que cuente con sus propios recursos;

una gobernanza económica más transparente, basada en inversiones productivas y la lucha contra el desempleo, que favorezca la convergencia económica y social de las regiones más pobres y perjudicadas;

la amenaza del terrorismo, que nos exige una mejor coordinación de las fuerzas de seguridad y los cuerpos de inteligencia;

la responsabilidad a nivel global.

Tajani no tiene dudas: ‘’la primera reforma a llevar a cabo es el retorno a una política que tenga el valor de tomar decisiones. El descontento en Europa crece porque la Unión no ha dado a nuestros ciudadanos las respuestas que esperaban. Tenemos que cambiar y volver a  una Europa política, en la que la burocracia tenga su papel natural como máquina administrativa que siga las indicaciones de aquellos que han sido elegidos por el pueblo’’.

Esto no es todo: es también necesario darle al Parlamento europeo el poder de iniciativa legislativa. ‘’No es aceptable que los únicos representantes elegidos por los ciudadanos no puedan presentar una propuesta de ley. Así se refuerza la errónea impresión de que en Europa pocas personas sin legitimidad democrática deciden por todos’’.

‘’Las elecciones europeas de mayo ofrecen una oportunidad única para indicar una nueva ruta. ¡Tomémosla! Insta el Presidente. Y a los 468 estudiantes de la Promoción Marín, que lo interrumpen varias veces con aplausos, recomienda, ‘’De un padre de chicos de vuestra edad: ¡sed valientes!. El valor no viene solo de la cabeza o de la conciencia, sino sobre todo del corazón. Si cada uno de nosotros cree en los valores y principios europeos, podemos superar obstáculos que parecen imposibles. Nadie puede hacer que os retiréis si os encontráis en el lado correcto’’.

‘’El hilo conductor de nuestra Europa es la libertad por la cual han dado la vida grandes mujeres y hombres. Hoy en día, por suerte, no se os pide defenderla con la vuestra, pero sigue siendo un valor a ser protegido con empeño y dedicación. Si cada uno de nosotros cree con firmeza en los valores fundadores de Europa, esto permitirá que él mismo y los que le rodean sean libres’’.

‘’¡Atreveos!’’.

‘’¡Abrazad los cambios!’’.

‘’¡Buscad la fuerza en vuestro corazón!’’.

 

Tajani agli studenti del Collegio d’Europa: «Trovate la forza nel vostro cuore!»

 

 

Bruges, 10 ottobre 2018. «Io sono fiero di essere italiano perché sono europeo». Il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, apre con questo messaggio il suo intervento all’inaugurazione dell’anno accademico al Collegio d’Europa, nella sua sede di Bruges. Introdotta da Angela O’Neil, responsabile del Servizio linguistico, la cerimonia ha visto la calorosa accoglienza del presidente del consiglio amministrativo del Collège, Íñigo Mendez de Vigo, e del preside Jorg Monar, che ha presentato il Patron della Promotion 2018-2019, lo spagnolo Manuel Marin.

«Nel Collegio apprenderete come funzionano gli ingranaggi delle Istituzioni che rappresentano 500 milioni di cittadini; come è stato possibile creare il mercato unico più potente del mondo; come l’euro ha impedito il fallimento dello Stato sociale; come siamo riusciti a raggiungere il primo accordo globale sul clima. Soprattutto imparerete che l’Unione è un progetto di futuro. E che necessita di un’agenda strategica». Il Presidente si rivolge agli studenti prima in francese, poi in inglese, ancora in spagnolo e, infine, nella sua lingua materna. Ma anche gli studenti del corso di italiano di base lo seguono senza le cuffie dell’interpretazione: il suo tono è caldo e deciso, il suo linguaggio chiaro e lineare.

«Però non dimenticate la cosa principale: quando diventerete funzionari europei, sarete al servizio dei cittadini».

Le sfide degli anni a venire per l’Unione sono tante:

rendere il progetto più resistente alla minaccia che incombe sulla democrazia;

garantire prosperità e sicurezza avendo ben chiaro che questo significa difendere la nostra cultura e il sistema di valori che condividiamo;

un mercato unico moderno, capace di sfruttare la rivoluzione tecnologica, energetica e digitale che sta trasformando il pianeta;

un bilancio europeo all’altezza delle sfide, che conti su risorse proprie;

una governance economica più trasparente, basata sugli investimenti produttivi e sulla lotta alla disoccupazione, che favorisca la convergenza economica e sociale delle regioni più povere e svantaggiate;

la minaccia del terrorismo, che ci impone di coordinare meglio le forze di sicurezza e le attività d’intelligence;

le responsabilità a livello globale.

Tajani non ha dubbi: «La prima riforma da fare è il ritorno a una politica che abbia il coraggio di decidere e di fare scelte. Il malcontento in Europa cresce perché l’Unione non ha dato ai nostri cittadini le risposte che attendevano. Dobbiamo cambiare e tornare a un’Europa della politica, in cui la burocrazia abbia il suo ruolo naturale di macchina amministrativa che esegue le indicazioni di chi è stato eletto dal popolo».

Non solo: è necessario anche dare al Parlamento europeo il potere di iniziativa legislativa. «Non è più accettabile che gli unici rappresentanti eletti dai cittadini non possano presentare una proposta di legge. Così si rafforza l’impressione, errata, che in Europa poche persone prive di legittimazione democratica decidano per tutti».

«Le elezioni europee di maggio offrono un’opportunità unica per indicare una nuova rotta. Cogliamola!», esorta il Presidente. E ai 468 studenti della Promotion Marin, che lo interrompono più volte con applausi, raccomanda, «da padre di ragazzi della vostra età»:

«Siate coraggiosi!».

«Il coraggio viene non solo dalla testa, dalla conoscenza, ma soprattutto dal cuore. Se ciascuno di noi crede nei valori e nei principi europei, possiamo superare ostacoli che sembrano impossibili. Nessuno, se siete dalla parte del giusto, può farvi recedere».

«Il filo conduttore della nostra Europa è la libertà per la quale hanno dato la vita grandi donne e uomini. Oggi, per fortuna, non siete chiamati a difenderla con la vostra, ma resta un valore da tutelare con impegno e dedizione. Se ognuno di noi crede con fermezza nei valori fondanti dell’Europa permetterà a se stesso e chi gli sta vicino di essere libero».

«Osate!». «Abbracciate i cambiamenti!».

«Cercate la forza nel vostro cuore!».

Giuliano Amato: «Difendere i nostri valori europei, ecco una missione esaltante»

Bruxelles, 28 novembre 2017. Quando, nella primavera del 2002, entrai per la prima volta nella sala stampa del Parlamento europeo a Bruxelles, mi trovai in un’atmosfera travolgente. Colleghi di tutte le nazionalità e dalle mille lingue – anche se il francese prevaleva – correvano a destra e sinistra per fare interviste, realizzare stand-up, scrivere pezzi, lanciare agenzie.

Il presidente dell’Assemblea, il giornalista irlandese Pat Cox, liberale (innamorato dell’Italia e dell’allora presidente della Repubblica  Carlo Azeglio Ciampi, su cui spesso, negli anni a venire, si fermerà a parlare con me) era del mestiere e non lesinava la sua presenza.

Ma tutti gli occhi e le telecamere – e le penne – erano rivolte a loro, a Valéry Giscard D’Estaing (già presidente della Repubblica francese), all’ex primo ministro belga Jean-Luc Dehaene e all’ex primo ministro italiano Giuliano Amato, rispettivamente presidente e vicepresidenti della Convenzione sul futuro dell’Europa, istituita dal Consiglio europeo di Laeken del dicembre 2001 per dibattere su di un progetto che avrebbe dovuto portare a una Costituzione per i cittadini europei.

I cronisti scalpitavano affollando la sala che è oggi intitolata alla giornalista russa Anna Politkovskaja. Volevano sapere se la stesura della Progetto procedeva, ne chiedevano spiegazioni nei particolari, domandavano quali fossero i tempi di realizzazione. Jean-Luc Dehaene cercava di tenerli a bada con la sua simpatia. Giuliano Amato con il suo piglio di prof: «Essere impazienti significa essere impotenti». E i colleghi si acquietavano di fronte a quel tono cortese, ma che non ammetteva repliche.

Autorevolezza.

Il Progetto di Costituzione europea era stato approvato nel giugno 2004 dalla Conferenza intergovernativa. Poi c’era stata la firma a Roma del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, il 29 ottobre, altra grande emozione europea, in Campidoglio, nella sala degli Orazi e Curiazi. In una splendida giornata di sole – benedetta dai giornalisti stranieri (ma anche da noi italiani) accolti in una sala stampa creata per loro ai Fori imperiali – che non faceva certo presagire l’esito negativo dei referendum sul Trattato in Francia e nei Paesi Bassi.

Ma «la Costituzione europea non è fallita». Lo ha detto proprio Giuliano Amato, oggi giudice della Corte costituzionale, intervenendo al PE di Bruxelles – ospite dell’eurodeputata Mercedes Bresso – nell’ambito della conferenza “Verso una fase costituzionale? Scenari alternativi per una riforma del Trattato UE”, durante la quale è stato presentato anche il “Manifesto di Roma” di Villa Vigoni, centro italotedesco per l’eccellenza europea.

«Ogni tanto ci si rivede…», ha esordito Giuliano Amato incrociandomi proprio all’ingresso della sala e riconoscendomi.

«Presidente, è dai tempi della Convenzione…», gli preciso io.

«Sono solo 13 anni fa», ricorda velocemente.

«Ma io la seguo anche alla Consulta…».

«Ben fatto», risponde prendendo posto.                                 

«La Costituzione, femmina, ha fatto confluire la sua femminilità nel Trattato di Lisbona, maschio. Dunque non è fallita». Il tono è quello autorevole di allora. La stessa ampiezza di visione, la medesima arguzia. Si rivolge ai giovani, tra i 25 e i 35 anni, che hanno stilato il Manifesto, con la fermezza con cui si rivolgeva ai giornalisti. Di certo non per raffreddare il loro fervido spirito europeista, ma per indirizzarlo, dargli forma.

«Non si può pensare di lavorare oggi sull’intera struttura dell’Unione, come hanno fatto i padri fondatori e come abbiamo cercato di fare noi nella Convenzione. Questa è l’epoca dei piccoli passi, degli interventi settore per settore, bisogna puntare ai singoli miglioramenti. Per ripristinare la fiducia dei cittadini e la solidarietà reciproca degli Stati membri. Poi, ultimo gradino, la federalizzazione».

E viene fuori anche il giudice costituzionale quando precisa che vede difficilmente praticabile la strada della totale prevalenza del diritto dell’Unione su quello nazionale: «solo nelle materie di competenza e nei limiti dei principi fondamentali delle Carte».

Ma l’Europa è una nostra costruzione, la stiamo creando noi cittadini passo passo. Sui nostri valori, speciali, unici. Il presidente Amato non ha dubbi: É «alla difesa dei nostri valori» che dobbiamo dedicarci prima di tutto: «questa è una missione esaltante».

 

2016, un anno di italiano giuridico. E non finisce qui

Bruxelles, 19 dicembre 2016. Si sono appena conclusi i primi tre seminari di italiano giuridico e politico della Promotion Keynes al Collège d’Europe di Bruges.

Pausa vacanze anche per il corso di italiano economico-giuridico di Marine, funzionaria francese di una grande società belga, che lavora sul mercato del Belpaese.

Un anno intenso, questo, cominciato il 26 febbraio alla Corte di giustizia di Lussemburgo, proseguito alla Camera di commercio belgoitaliana, al Collège d’Europe nella Promotion Chopin, all’AIIC Belgio (Associazione internazionale interpreti di conferenza), al Parlamento europeo (aprile e settembre), all’Istituto Italiano di Cultura, allo SCIC (Servizio di interpretazione e conferenze della Commissione europea).

Un anno straordinario, nove seminari in presenza, tre in videoconferenza, corsi, estensivi e intensivi.

L’italiano giuridico protagonista delle sale delle Istituzioni europee, al centro dell’interesse professionale di interpreti, giuristi, linguisti e funzionari stranieri, insieme – e imprescindibilmente – alla storia e alla cultura del Paese.

Mesi di letture, selezione di articoli e di contributi video.

Approfondimento della materia di base, analisi delle riforme – molte delle quali ancora in itinere – preparazione dei fascicoli/materiali di lavoro.

Ricerca di equilibrio tra i tempi a disposizione e la ricchezza di informazioni da fornire. Tra spiegazione di concetti giuridici e chiarezza di linguaggio.

E poi, in aula, il proficuo confronto tra sistemi e ordinamenti di altri Paesi, dell’UE e oltre, a integrare, ampliare, approfondire, a conoscerne reciprocamente le caratteristiche peculiari, e a far dire: “Bella la nostra Europa!”.

Un anno impegnativo. Ma esaltante.

Faticoso. Ma arricchente.

E non finisce qui.

Il 2017 si aprirà con il 2° corso intensivo allo SCIC – a soli tre mesi di distanza dal primo! – destinato agli interpreti di Commissione europea e Consiglio dell’Unione.

Per poi proseguire con altri tre seminari al Collège d’Europe.

Il corso di italiano giuridico e politico, a febbraio, all’Istituto Italiano di Cultura, dove tutto è cominciato, nel gennaio 2007.

In cantiere altri seminari in videoconferenza alla Corte e altri ancora in presenza in giro per importanti capitali europee (e non anticipo altro!).

Per un nuovo affascinante coinvolgente anno di… italiano giuridico.